Nel 1500 la cultura era basata essenzialmente sulla riscoperta e l’imitazione di fonti classiche, accanto alla letteratura e all’arte si era affermata la nascita delle professione teatrali, un processo che matura a pieno nel teatro del 1600. Si tratta di un percorso difficile, rimangono diffusi i pregiudizi contro gli uomini di spettacolo, Niccolò Rossi li definisce:<< gente sordida e mercenaria>>. Nonostante le difficoltà a livello sociale e le crisi economiche il teatro del 600 è protagonista assoluto in tutta Europa; troviamo grandi artisti come Shakespeare in Inghilterra, Corneille, Molière, Racine e Diderot in Francia, Giovan Battista Andreini e Claudio Monteverdi con il melodramma italiano.
Dalla ricerca del perfetto eqilibrio tra le passioni del 500 si è passati nel 600 alla rappresentazione dell’inquietudine, dalla linearità del 500 alla realtà << cangiante >> nel 600. Il teatro ha espresso così le paure della società, assistendo ad uno spettacolo gli uomini vedano riflesse le loro angoscie.
Uno dei grandi temi del teatro del 600 è la storia degli uomini comuni; con Diderot, infatti, nasce il dramma borghese con l’intento di raccontare sul palcoscenico i valori fondanti della società moderna e allo stesso tempo mettere a nudo i limiti e le ombre di quel mondo borghese che sembrava trionfare. Trattano il tema della vita borghese le opere Il figlio naturale e Il padre di famiglia.
Il fluire del tempo e i grandi sconvolgimenti di questo secolo portano alla diffusione del motivo del memento mori allegorizzato dagli scheletri, le clessidre o le rose avvizzite. << Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni>>, sono queste le parole dell’opera La tempesta di Shakespeare; se le opere teatrali rappresentano le paure e le angosce degli uomini allora l’uomo si sente solo come involucro vuoto privo di punti di riferimento, proprio come l’attore che esiste solo sul palcoscenico.